FIDAS Pugliese Donatori Sangue

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La Palazzina "Goccia del Latte"

e piazza Umberto I a Bari

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la palazzina "Goccia del latte" dopo il restauro del 2016

Una storia centenaria di Solidarietà Sociale... dalle balie che nutrivano i neonati baresi poveri all'odierna Donazione del Sangue.

Piazza Umberto I, la piazza-giardino, immersa nel verde, è situata al centro della città nuova, a pochi passi dalla stazione ferroviaria. Vi si affaccia il possente palazzo dell'Università degli Studi di Bari e di fronte, la fontana monumentale inaugurata a completamento della costruzione dell'Acquedotto pugliese, la statua equestre dedicata al re Umberto I e la palazzina "Goccia del latte".

Il piccolo edificio denominato "Goccia del latte", ubicato nello storico giardino, malgrado l'apparente modestia merita grande rispetto per l’altissimo valore storico e culturale conquistato nel corso della sua vita ultracentenaria. E' un piccolo tesoro nascosto, le cui mura conservano il filo invisibile della solidarietà umana. Restaurata nel 2016 dal Comune di Bari, proprietario dell'immobile, da quarant'anni è sede dell'Associazione "Federazione Pugliese Donatori Sangue" - FIDAS. In precedenza fu sede dell'Ente Morale "Goccia di latte".
Ripercorreremo la storia di questo luogo basandoci su documenti e studi originali conservati nell'Archivio della FPDS-FIDAS, essendo le fonti a stampa praticamente inesistenti.

1913

Il Padiglione Umberto

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1913
La storia della "palazzina" inizia nel 1913 quando il signor Ardito chiese ed ottenne dal Comune di Bari la concessione a titolo temporaneo ed oneroso di una zona di suolo a ridosso dell'ingresso del giardino di piazza Umberto I sul versante di via Argiro per costrurvi un chiosco.
Tale costruzione, con il nome di padiglione Umberto doveva essere destinata esclusivamente a caffè, sorbetteria e vendita di bibite, rinfreschi e liquori.
Fu così che nacque il Padiglione Umberto in stile liberty.

1916
Gli affari non dovettero andare molto bene visto che dopo appena tre anni (5 marzo 1916), resosi moroso, ricevette dalla Pretura l'ordine di abbattimento del chiosco da effettuarsi a sue spese.

1920
La morte del proprietario poi bloccò la situazione sino al 15 gennaio del 1920 quando gli eredi con atto notarile (notaio Quattrorecchi) cedettero al Comune il padiglione per saldare il debito.
Il caffè non funzionava più da anni ed il locale ormai abbandonato diventò ricettacolo di rifiuti di ogni tipo.

1900

Piazza Ateneo diventa piazza Umberto I

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Il re Umberto I di Savoia fu assassinato a Monza il 29 luglio 1900 e la città di Bari decise di dedicargli un monumento equestre affidandone la realizzazione all'affermato scultore pugliese, Filippo Cifariello (Molfetta 1864 - Napoli 1936).
La realizzazione dell'opera fu ritardata da problemi finanziari e si racconta un episodio divertente riguardante la coda del cavallo del monumento che fu trattenuta nella fonderia romana  dove operava lo stesso Cifariello fino a poco prima dell'inaugurazione per costringere il sindaco di Bari del tempo al pagamento di almeno una parte del dovuto.
Il monumento, unico esempio in Puglia di statua equestre dedicata ad un re, costituisce un'altissima prova del Cifariello per il grande valore plastico e per il senso complessivo di dinamicità: eseguita in bronzo la statua poggia su un basamento lapideo decorato da fregi neo-rinascimentali in marmo realizzati dallo scultore toscano Antonio Bacci.

 

1867

Con la posa della prima pietra nasce il "palazzo Ateneo"

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1862
Il primo passo per dotare Bari di una Università pubblica avvenne nel 1862, poco dopo l'Unità d'Italia, quando il sindaco barese Giosuè Mundo si fece interprete delle aspirazioni e dei bisogni della cittadinanza inviando una petizione al governo.

1866
Nel 1866 la Provincia istituì un concorso nazionale per la creazione di un edificio che inizialmente fu chiamato Reale Liceo adatto ad ospitare le scuole universitarie di Farmacia, di Ostetricia e di Notariato.
Nel bando veniva richiesto che l’ubicazione dell’edificio dovesse essere collocato in una grande piazza, definita inizialmente proprio piazza Ateneo prima ancora di diventare piazza Umberto, senza tuttavia oscurare la visibilità della stazione ferroviaria costruita appena un anno prima.
Il vincitore del concorso fu l’architetto napoletano Giovanni Castelli (formatosi alla scuola del famoso Enrico Alvino, grande urbanista italiano) ed assunse anche la direzione dei lavori di costruzione.  Il palazzo in stile neoclassico è formato, ancora oggi, da un piano terra, caratterizzato da adeguate aree sistemate a giardino che trovano continuità con quelle prospicienti di piazza Umberto, un primo e un secondo livello e infine un articolato piano di copertura.
Strategicamente l’edificio si inseriva nella piazza compresa tra la stazione ferroviaria e il grande asse di collegamento rappresentato dall’attuale via Sparano (già via Vittorio Veneto), innesto ideale tra il borgo antico, quello murattiano e la città nuova che si andava pian piano costruendo.

1867
La posa della prima pietra avvenne il 14 marzo del 1867.

1885
I lavori furono conclusi nel 1885. Ci vorranno 18 anni e l'immenso spiazzo davanti all'edificio da ex piazza d'armi diventò piazza Ateneo.
Il giardino più antico della piazza fu progettato anch'esso nel 1866 dall'architetto Castelli come ''pertinenza" dell'Ateneo stesso. Inizialmente prevedeva aree verdi su tutti e quattro i lati del palazzo. Recintati da cancellate di ferro i più articolati risultavano essere quelli insistenti su piazza Umberto e su piazza Cesare Battisti.

1924
Il 9 ottobre del 1924 fu emanato il Regio Decreto che dichiarò istituita a Bari l’Università degli Studi. In realtà l'istituzione fu già prevista con il R.D. del 30 settembre 1923. Medicina fu la prima Facoltà, seguirono Giurisprudenza (1926), Farmacia (1932), Economia e Commercio (1935) ed Agraria (1939).

1925
il 15 gennaio del 1925 avvenne la solenne inaugurazione del primo anno accademico  di Medicina. 
Durante la cerimonia inaugurale, l’allora Ministro della Pubblica Istruzione, Pietro Fedele, definì la neonata università il “faro splendente dal quale si irraggi la luce intellettuale, il ponte che l’Italia getta tra le due sponde dell’Adriatico”. Queste parole divennero poi motivo di ispirazione per il sigillo ufficiale. Il primo rettore del nuovo Ateneo fu il professore e medico endocrinologo Nicola Pende.

1926
nella seduta del 24 aprile del 1926, il consiglio di amministrazione dell'Università intitolò l'Ateneo al duce, allora capo del governo, e prese il nome di "Università Adriatica Benito Mussolini

Per quanto riguarda gli interni, preziosi sono i lavori di artisti come Rinaldo Casanova il quale si dedicò, insieme al fratello Cesare e a Nicola Colonna alla decorazione del Salone del Museo e delle due sale attigue. Gli splendidi affreschi dell’Aula Magna furono, invece, realizzati dall’artista torinese Mario Prayer e dal fratello Guido e risalgono al 1924.

Da allora, l’Università degli Studi di Bari è cresciuta ampliando notevolmente la sua offerta formativa con l’attivazione di nuove facoltà ed ancora oggi (dal 2008 è stata intitolata allo statista Aldo Moro) rappresenta un importante punto di riferimento culturale.

L'Università di Bari e la FIDAS-FPDS

dal 1977 ad oggi

Da una Goccia di Latte ad una Goccia di Sangue

1972 - 1976
Finalmente la piccola palazzina venne restaurata dal Comune di Bari per la seconda volta su iniziativa del Comitato per il recupero del Borgo Murattiano e reinserita nella vita della città barese.

1977
Nel 1977 la graziosa palazzina fu concessa dal dal Comune di Bari in comodato a un'altra Associazione di Volontariato, la Federazione Pugliese Donatori di Sangue, il cui consiglio direttivo il 16 dicembre vi tenne la prima riunione. Nel tempo, il titolo della concessione si è trasformato in affitto a canone simbolico, prima, e successivamente in affitto a canone agevolato.

Nata a Bari quando era diffusissima la vendita illegale di sangue al mercato nero, la FPDS ONLUS era (e rimase per anni) l'unica associazione a diffondere sul territorio la cultura del dono anonimo, gratuito, volontario e periodico; nel 1992 ha aderito alla FIDAS Nazionale e agisce tutt'ora con molta energia nel Volontariato della donazione del sangue attraverso le proprie Sezioni locali.

1921

Il Padiglione Umberto abbandonato da anni e destinato ad essere demolito cambia aspetto e rinasce a nuova vita per diventare la Palazzina "Goccia del latte"

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1915-1919
L'Ufficio Notizie per le famiglie dei militari di terra e di mare.
Fu fondato a Bologna nel giugno del 1915, su modello dell'analogo ufficio francese, da un gruppo di nobildonne guidate dalla contessa Lina Bianconcini Cavazza con lo scopo di semplificare e soprattutto accelerare le comunicazioni relative ai militari al fronte tra il Ministero della Guerra e le rispettive famiglie. Terminò la sua attività nel 1919.
Era organizzato in una Sede Centrale a Bologna, Uffici di Sezione in tutte le sedi di Corpo d’Armata territoriali e nelle città prossime alle zone di guerra, Sottosezioni in tutte le sedi di Distretto Militare, di Depositi o di Centri di mobilitazione; nel caso in cui non esistessero sottosezioni vennero utilizzati i Comitati di Assistenza Civica.

Rappresentò una delle forme assistenziali più significative messe in atto durante la Grande Guerra e fu un grande esempio di volontariato soprattutto al femminile; un’organizzazione di persone per le persone che seppe conciliare la solidarietà umana all’efficienza.
Le dame visitatrici, per concessione dell’Ispettorato di Sanità Militare, raccoglievano giornalmente informazioni sui degenti negli ospedali territoriali e di riserva e sui militari che erano stati dimessi. Questa particolare figura assistenziale, voluta dalla Regina Elena sorse per mezzo dell’Ufficio notizie ma fu la Croce Rossa ad assumerne la direzione. Erano donne benestanti che prestavano servizio negli ospedali. Avevano il compito di compilare gli elenchi dei militari feriti e ammalati e di portare avanti le ricerche dei soldati di cui non si sapeva più nulla dopo che erano stati feriti. Un’altra importante funzione da loro svolta era di scrivere lettere alle famiglie per conto di chi non era in condizioni di farlo. Ma come tutti quelli che furono occupati nelle opere di assistenza il loro compito non si riduceva al semplice svolgimento delle funzioni a loro indicate. Le dame visitatrici erano sempre in contatto con soldati feriti e ammalati, a volte molto gravemente; si fermavano a parlare con loro per confortarli o semplicemente distrarli dalla situazione in cui si trovavano e per questo spesso portavano con sé piccoli doni. Spesso organizzavano anche feste per le ricorrenze speciali, come Natale, in modo da far sentire i soldati ricoverati meno soli.
Le madrine di guerra erano quelle signore che adottavano come figlioccio un soldato povero o senza famiglia, gli scrivevano, gli mandavano di tanto in tanto qualche pacco con ciò che più gli occorreva. Ma la missione delle Madrine di guerra era anzitutto quella di tenere sereno ed elevato il morale del loro figlioccio mostrandogli interessamento ed affetto.

L’Ufficio notizie, per tutto il periodo della sua attività si rivelò disposto a misurarsi con le diverse necessità che progressivamente emergevano e dopo il 1919 quando cessò la propria attività lasciò una enorme eredità di solidarietà dimostrata sia dal servizio offerto ai profughi sia devolvendo fondi ed attività a quelle opere di assistenza sociale che paressero urgenti. In questo modo il patrimonio delle iniziative suscitate dalla guerra non andò perso.

A Bari la presidente di questo ufficio era la signora Ave Fornari Chierici, la quale seguendo le indicazioni dell'Ufficio di non sciogliersi ma di continuare in opere di assistenza, propose di istituire una dispensa di latte; contemporaneamente fu incaricata dalla Croce Rossa americana di continuare la distribuzione di una notevole scorta di latte condensato.

18 aprile 1919
un gruppo di donne in una lettera inviata al sindaco di Bari, Giuseppe Bottalico, chiedeva la "gratuita cessione in uso del padiglione Umberto..." allo scopo di aiutare le madri povere a crescere sani e forti le loro creatura. Il sindaco era sensibile all'argomento essendo un medico igienista che già nel 1890 aveva sottolineato nel suo saggio il latte e le sue falsificazioni  l'importanza delle norme igieniche e dei principi di puericultura nell'allattamento.

28 aprile 1919
La nobildonna fondò (decreto prefettizio n. 8916) l'associazione Goccia di latte; in quanto Ente Morale si prefiggeva di fornire giornalmente il latte necessario, razionato secondo criteri medici, ai piccoli orfani della guerra ed ai bimbi più bisognosi; di diffondere presso le famiglie i più elementari principi di puericultura nell'intento di ridurre la mortalità infantile.

12 gennaio 1921
La palazzina nel giardino Umberto I, restaurata in buona parte a cura e spese di una ditta cittadina (Ditta Ingami e Scalvini) ma anche grazie all'interessamento del prefetto Ferrara che si occupò di reperire una parte dei fondi necessari promuovendo una pubblica raccolta di oblazioni fu inaugurata per la seconda volta.
Nel ristrutturato manufatto, che aveva perso le sue caratteristiche liberty, il benemerito Ente Morale svolse attività sociale in favore dei bambini poveri. 
In tempi di grande miseria e ignoranza, si occupò di assistere le gestanti prive di mezzi e con molti figli nel decorsi della gravidanza, offrendo controlli medici periodici, medicine, alimenti e soprattutto, una volta nati i bambini, nutrendo i piccoli con il latte condensato o in qualche caso fornito gratuitamente da generose balie, fatto che dette origine al caratteristico nome "Goccia del latte".

Dalla relazione sull'attività della associazione Goccia di latte del 1921 a proposito della palazzina leggiamo: "un gioiello di nitida e sobria eleganza e di candido lusso. Questo lusso, questa eleganza non rappresentano vanità o spreco superfluo: un'opera di assistenza all'infanzia o deve essere in questo modo, o manca alle sue finalità. L'igiene ha le sue immutabili esigenze che sono rigide come quella della morale". E che l'opera dell'associazione e la palazzina fossero dedicate alla assistenza all'infanzia fu simboleggiato dalla apposizione di tre putti in fasce  sul portone di ingresso, ad imitazione delle sculture a rilievo in terracotta invetriata di Andrea della Robbia (1435 - 1525) posti sul loggiato esterno dello Spedale degli Innocenti in piazza SS. Annunziata a Firenze.

1928
Dal 1928 funzionò anche come consultorio e dispensario per i bambini assistiti dall'Opera Nazionale Maternità e Infanzia (ONMI); inoltre l'acquisto di una lampada al quarzo per irradiazioni di sole di alta montagna rese l'associazione la quarta istituzione in Italia a disporre di tale apparecchio.

1930
Diede ospitalità al primo Refettorio Materno istituito a Bari.

1931
Dal 1931 al 1935 diede ospitalità al Refettorio Infantile.

1939
Dai 39 bambini del 1919 si passò alla assistenza di 554 nel 1933 fino ai 667 del 1939, anno in cui fu raggiunto il numero massimo di assistiti. Dal 1939 i finanziamenti furono ridotti notevolmente tanto che il numero dei bambini assistiti scese moltissimo.

1943
Nell'Archivio di Stato si ricavano notizie sull'attività dell'associazione sino al 1943. Non si hanno invece informazioni relative alla sua attività nel secondo dopoguerra. L'attività dell'istituzione cessò di esistere anche per le mutate condizioni socio-economiche della città.

1944 - 45
Nell'ultimo periodo della seconda guerra mondiale la palazzina fu improvvisata centro di smistamento per i prigionieri italiani all'estero.
Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale agli Anni Settanta  il piccolo edificio rimase ancora una volta deserto.

anni '60
Alcune testimonianze del vicinato indicano un uso frammentario della palazzina Goccia del latte anche quale abitazione di una non meglio identificata "signora Maria" che all'occasione affittava sedie ai frequentatori della piazza. Ma anche questa presenza venne meno e l'edificio cadde in completo degrado venendo utilizzato anche come postribolo occasionale da prostitute tanto che qualcuno avanzò nuovamente l'idea di abbatterlo.

1915

Inaugurazione della Fontana dell'Acquedotto Pugliese

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Il 24 aprile 1915 si festeggiò l'inaugurazione del primo zampillo della fontana dell'Acquedotto Pugliese e il Padiglione Umberto, ancora in attività fu testimone dell'evento.
Fu un momento storico importante che ha segnato la storia del Mezzogiorno. L'acquedotto più grande d'Europa attraverso un'opera faraonica portava finalmente l'acqua pubblica dal Sele in Puglia, una regione da sempre assetata.
Una folla di baresi in festa si assiepò nei giardini di piazza Umberto per assistere all'evento miracoloso. 
All’uscita del primo fiotto dalla fontana monumentale costruita dinanzi al palazzo dell’Ateneo, un grido unanime di gioia e commozione si levò dalla gente accalcata.
I pugliesi avevano infatti sofferto per secoli la sete, cercando di raccogliere l’acqua necessaria per vivere dal cielo e dalla terra, attraverso cisterne e pozzi situati sotto le piazze principali o nei cortili domestici.

1905

Inaugurato il monumento equestre a re Umberto I - il Comune di Bari decide di ampliare ed arredare il giardino della piazza

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11 giugno 1905
nel corso di una solenne cerimonia, alla presenza del re Vittorio Emanuele III e della consorte Elena Petrovich del Montenegro fu inaugurato il monumento equestre del sovrano assassinato ed opera dello scrittore Filippo Cifariello.
I sovrani furono accolti con i massimi onori dal sindaco Paolo Lembo e da numerosi cittadini che si riversarono in Piazza Umberto con sentita partecipazione.
Già allora, all'ombra del monumento, avvenne un primo atto di solidarietà: infatti in quell'occasione i sovrani elargirono 25 mila lire per i poveri della città.

28 settembre 1905
Il Comune decise di allestire nella vasta piazza un grande giardino pubblico ad anfiteatro con edicole e chalet.
L'odierna piazza Umberto quindi è il risultato della fusione di due giardini divisi da via Sparano: da una parte quello nato come giardino del palazzo Ateneo (1988) e dall'altra come verde pubblico piantumato nel 1901 e arredato nel 1905 a cornice della statua di re Umberto I (1878-1900).

La statua equestre di re Umberto I e la FIDAS-FPDS
Il 7 febbraio 2012 è stato inaugurato il restauro della statua equestre del sovrano reso necessario a causa del deterioramento del bronzo subito dagli agenti atmosferici e dall'inquinamento urbano.
L'Iniziativa rientrata nel progetto "I Luoghi della Memoria" finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nell'ambito delle Celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia è durata un anno.
Coordinata dall'Unità Tecnica di Missione in cooperazione con la Direzione Regionale per i Beni culturali e Paesaggistici della Puglia, con la Soprintendenza per i Beni Storici Artistici e Etnoantropologici della Puglia e con il Comune di Bari ha visto anche la 'partecipazione' della Associazione FIDAS-FPDS che ha messo gratuitamente a disposizione la corrente elettrica necessaria per il funzionamento dei macchinari adibiti ai lavori di restauro oltre che la disponibilità della palazzina Goccia del latte sia per il deposito delle attrezzature e dei materiali sia per la custodia di alcuni 'pezzi' della statua.

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